Ragionare attorno all’elemento Aria per svolgere l’ultima conferenza sui 4 elementi, ha portato a diverse riflessioni. Dai filoni significanti dell’alchimia, a quelli che richiamano la leggerezza, l’immateriale, l’invisibile, lo spirituale soffermandosi sulle fasi di passaggio e trasformazione fino all’immagine del compimento sacrificale della sirenetta che diventa schiuma/aria nella rilettura junghiana della favola di Andersen (Crema).
Si era deciso di assegnare l’ultima conferenza all’elemento Aria dandole così un significato di sintesi, quasi suprema, di fiducia e speranza per l’uomo nel nostro tempo.
Ed è comparsa così la figura del funambolo, dell’uomo che vive pericolosamente, che cammina sul cavo (vita) che cerca di non farsi far cadere dalla sua stessa ombra, che si muove tra due estremi, che deve andare avanti (nonostante tutto) e se cade ha attraversato (comunque) il pericolo con gioco.
Questo funambolo è l’uomo autentico, “in sospensione nel vuoto a contatto con l’abisso di sé” (Briganti). E’ l’uomo a cui guarda la folla con il naso all’insù, è l’uomo da cui vorremo apprendere per vivere con le poche certezze di un cavo teso sul vuoto.
Un confronto tra due funamboli, Philippe Petit, che dello sguardo alla vita ne ha fatto un gioco e professione, e Zarathustra di Nietzsche, è il tema della conferenza che Metabolé propone per offrire visioni pregnanti di significati esistenziali e allo stesso tempo puntelli per attraversare il cavo che ci porta all’altra sponda, qualunque sia.