L’acqua è l’origine di tutte le cose, diceva il sapiente Talete quando il pensiero filosofico iniziava ad articolarsi nella Grecia antica. Acqua come bene comune, si è detto in molte discussioni contemporanee sull’accesso e sul diritto alle risorse primarie. Di acqua è composto in percentuale elevatissima il nostro corpo. Ma l’acqua, nel corso dei secoli, è stata oggetto di molteplici prospettive ed associazioni. Una preziosa e ricchissima rete simbolica che ha legato l’acqua tanto alla sfera del sacro quanto a quella dell’umano, tanto all’elaborazione dell’idea di natura e di cosmo quanto al gioco variegato e complesso delle emozioni e delle soggettività. Acqua che scorre fluida o ristagna, fiume o palude, lago o mare profondo. Altrettanti “ambienti” ed altrettante immagini che declinano qualità, pratiche, credenze e proiezioni psichiche. Acqua di vita, accogliente e materna, ma anche acqua che scioglie e dissolve in un ciclo di morte e rigenerazione. Acqua che purifica e distilla, ma anche elemento inquietante e minaccioso, umido radicale come metafora dello scatenarsi delle passioni e della libido. Acqua come specchio cristallino in cui ci si riflette e ci si conosce, ma anche superficie scura ed opaca che genera angoscia e in cui si sprofonda. Dall’India dei Veda alla Grecia classica, dalla Mesopotamia all’Egitto, un’innumerevole messe di riti e miti ruota intorno alla relazione con l’acqua: dai sacrifici per immersione al tuffo come prova iniziatica; dal liquido inebriante di Dioniso alle bevande di immortalità come il Soma indiano; dalla vicenda di Narciso, che precipita nella fonte, alla sfida estrema del nuotatore che, portando l’esperienza dell’apnea ai limiti dell’umano, si spinge al fondo del “Grande blu”; dal salto in mare di Saffo, malata d’amore, alla cascata delle acque cosmiche che scorre tra i capelli di Shiva; dall’oceano della mostruosa Balena bianca alle acque segrete del grande opus alchemico. In questo complesso universo ci accompagnano le parole meditate e sapienti di Raffaele Salinari il quale confessa in apertura del suo libro: “Da quando ho memoria di me non ho mai guardato uno specchio d’acqua senza provare l’irresistibile fascino di tuffarmi. Il tuffo è stato, è, e sempre per me sarà, la quintessenza della gioia di vivere”. Ad ognuno, sull’onda di queste parole, immaginare che cosa possa significare e quale esperienze possa evocare il contatto del proprio corpo con l’acqua.
Questi saranno gli spunti della conversazione con Raffaele Salinari autore del libro: Tuffarsi. Autobiografia di un’immagine (Edizioni Punto rosso).