Nel percorso di riflessione dell’associazione Metabolé sull’accettazione delle trasformazioni del corpo, ci pare utile richiamare l’attenzione su alcuni elementi di pensiero filosofico per scardinare e problematizzare luoghi comuni e stereotipi dominanti nell’immaginario collettivo concernenti la corporeità.
Alla visione tradizionale attribuita al pensiero occidentale, che vede il corpo staccato da altre entità, spirito, anima, intelletto, come fosse un suddito di queste, si contrappongono le saggezze orientali che propongono modelli di più fluida e flessibile elaborazione dell’individualità.
Quanto più il corpo è vissuto come elemento distaccato da un Io inteso come anima (o intelletto), tanto più si insinua lo squilibrio che ci allontana dalla vera essenza dell’uomo. E’ in questa prospettiva che il corpo può essere represso e rifiutato, usato e strumentalizzato. Così il corpo oggettivato può portarci lontano da noi stessi verso polarità ascetiche di rifiuto o all’opposto verso l’edonismo sfrenato. La ricerca della nostra centralità, abbandonando il dualismo tra anima e corpo va, invece, nella direzione dello sviluppo dell’uomo in armonia con tutte le sue componenti, nella direzione cioè di un benessere individuale che si riflette nel rapporto con gli altri. Si è abituati a pensare che solo la prospettiva orientale proponga una visione dell’uomo in senso integrale dove anima e corpo non sono separati. Ma allargando la visuale ci si accorge che anche nella tradizione del pensiero occidentale, troppo spesso liquidato come duale, si trovano elementi di riflessione per riconoscere nell’integrazione delle diverse componenti la vera essenza dell’uomo.